News ed eventi

Nuovo promettente vaccino per l'HIV

Una ricerca effettuata presso il National Institute of Allergy and Infectious Diseases, una organizzazione governativa statunitense, ha portato alla scoperta di un vaccino per l’HIV che si è dimostrato efficace su dozzine di ceppi virali. Per ora non è stato testato su umani, ma su cavie e scimmie, ma in ogni caso il vaccino ha prodotto la risposta desiderata nel sistema immunitario.

Per ora non è stato testato su umani, ma su cavie e scimmie e non si è ancora nemmeno alla fase in cui testare se le protegge dal contagio.

«Non entrerò in particolari tecnici, parlando diffusamente del meccanismo con cui agisce il vaccino addentrandomi in discussioni su cosa sia un peptide di fusione e altre amenità varie che richiederebbero un mio corso accelerato di medicina e annoierebbe la maggior parte di voi. Basterà dire che sono due i diversi approcci alla scoperta di un vaccino per l’HIV davvero efficace, perseguiti negli ultimi anni dai ricercatori del NIAID. Il primo approccio è cercare i più potenti anticorpi anti HIV e tentare di sollecitarli con un vaccino basato sulla struttura della proteina sulla superficie dell’HIV dove gli anticorpi si legano, in altre parole gli scienziati partono dallo studiare quale parte del nostro complessissimo sistema immunitario reagisce meglio all’HIV e cercano di stimolarlo.

 

L’altro approccio invece è più empirico, si selezionano i vaccini più efficaci tramite trial clinici.

Avrete capito che se mi sono dilungato sul primo approccio è perché questo vaccino è frutto di quello.

OK mi rimangio quanto ho detto, devo dire due parole sul peptide di fusione, immaginatelo come una lancia nella cellula dell’HIV, la struttura che usa per penetrare la membrana delle cellule che attacca, si tratta di una struttura che il sistema immunitario ha dimostrato di “vedere” bene, cioè provoca facilmente una risposta del sistema immunitario. Gli scienziati sono partiti da lì per creare un vaccino che stimolasse la risposta del sistema immunitario a quella porzione dell’HIV. Devo introdurre un’altra parolaccia: epitope, l’epitope è la parte dell’antigene (scusate ma ve l’ho detto che l’immunologia è complicata) a cui si lega l’anticorpo, alcuni epitopi confondono il sistema immunitario con degli zuccheri, il peptide di fusione non ha questa capacità, inoltre il peptide di fusione è comune alla maggior parte dei ceppi dell’HIV, ecco perché quella scoperta dai ricercatori può essere considerata una meravigliosa (per noi) debolezza del virus dell’HIV, molto promettente da sfruttare.

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Le donne egiziane si ribellano alle mutilazioni genitali

Per contrastare la violenza di genere in Egitto, aiutare le vittime e supportare il sistema sanitario nazionale per la cura e la prevenzione del fenomeno, COSPE Onlus ha attivato il progetto “My Life Back”, per dire no alla terribile cultura di violenza che colpisce senza sosta la popolazione femminile.

In Egitto il 99,3% della popolazione femminile ha subito almeno una forma di molestia sessuale.

«Non avevo compiuto neanche 18 anni, e sulle spalle avevo già tre matrimoni. Non certo per amore, ma per denaro. In un villaggio povero come il mio, le ragazze sono spesso un oggetto da vendere per le famiglie. Ogni matrimonio porta una dote a casa, che varia a seconda delle disponibilità economiche del marito di turno e della durata del matrimonio. Ogni volta sapevo benissimo per quanto tempo sarei rimasta sposata, o meglio per quanto tempo avrei subito gli abusi dell’uomo di turno. Voglio che questo non succeda più, voglio che questa brutalità sia riconosciuta come violenza sulle donne e traffico di esseri umani, e che la legge sia applicata. Voglio che persone come i miei genitori capiscano quali sono le conseguenze di un matrimonio precoce, sia fisiche che psicologiche». Samia ha 20 anni e vive al Cairo. E’ una delle tante donne che in Egitto si sono ribellate alla terribile cultura di violenza che colpisce senza sosta la popolazione femminile.
 
 
LA DIFFICOLTA’ DI ESSERE DONNA IN EGITTO
 
Come lei, anche Sara, 35 anni, che all’età di 13 anni come tante altre bambine in Egitto ha subito la mutilazione genitale femminile. Le conseguenze per lei non sono state solo fisiche, ma soprattutto psicologiche, morali, relazionali, fino alla distruzione della sua vita matrimoniale. Ci sono volute diverse sedute psicologiche prima che, liberata da un peso durato tutta la sua vita, Sara riuscisse a riconquistare suo marito e a condurre con lui una vita normale. Perché l’Egitto è uno dei Paesi più difficili in cui una donna possa vivere. Secondo un report dell’Organizzazione delle Nazioni Unite del 2013, il 99,3% della popolazione femminile ha subito almeno una forma di molestia sessuale e più dell’80% non si sente al sicuro quando esce di casa. Non solo. I tassi di traffico di donne e di matrimoni forzati e precoci sono tra i più alti a livello internazionale e dei 125 milioni di donne e ragazze che nel mondo hanno subito mutilazioni genitali femminili, una su quattro vive in Egitto. Per sfuggire a tutto questo, bisogna ribellarsi, rovesciare un modo di pensare arcaico e violento, trovare la forza di chiedere aiuto.
 
IL PROGETTO DI COSPE
 

 

Per contrastare la violenza di genere in Egitto, aiutare le vittime e supportare il sistema sanitario nazionale per la cura e la prevenzione del fenomeno, COSPE Onlus ha attivato il progetto “My Life Back”, parte della più ampia campagna di tutela dei diritti femminili Vite Preziose. L’iniziativa si concentra nella grande area di Boulaq Al Dakrour nel Governatorato di Giza, periferia del Cairo, una zona degradata dove le donne sono continuamente discriminate e sottoposte a violenza, colpite sin dalla giovinezza, con gravi conseguenze a livello fisico e psicologico. E’ qui che COSPE, in collaborazione con due associazioni locali (CEWLA – Centre for Egyptian Women’s Legal Assistance e AEFL – Association of the Egyptian Female Lawyers), ha avviato il Centro Donne, una struttura che ogni anno offre prima assistenza, ricovero presso strutture sanitarie, formazione e assistenza legale a oltre 500 bambine, ragazze e donne vittime di violenza. Come Samia, Sara e tante altre che provano a ricostruire un futuro, le relazioni, la loro vita. Fino al 19 giugno è possibile sostenere l’iniziativa tramite il numero solidale 45542. Oltre a sostenere il Centro Donne e le sue attività, i fondi raccolti serviranno per dotare l’Ospedale pubblico di Boulaq Al Dakrour di strumenti adeguati per la cura e il recupero dei danni subiti da queste ragazze.

Hiv, tubercolosi, epatite C: il Parlamento Ue si mobilita

Il Parlamento Ue chiede alla Commissione impegno comune per combattere le malattie a trasmissione sessuale più pericolose.
Sviluppare un programma a livello Ue a lungo termine per affrontare l'aumento delle epidemie di Hiv, tubercolosi ed epatite C, malattia quest'ultima da eradicare entro il 2030. È quanto chiede alla Commissione il Parlamento europeo in una risoluzione approvata per alzata di mano durante la plenaria a Strasburgo.
Gli eurodeputati chiedono in particolare test per l'Hiv gratuiti per velocizzare la diagnosi, strategie per affrontare la crescente resistenza antimicrobica della tubercolosi e un approccio coerente per combattere l'epatite virale in tutta l'Ue.
Per il Parlamento europeo sono necessari programmi di sorveglianza delle infezioni per individuare in modo tempestivo focolai di queste malattie contagiose, valutare l'andamento dell'incidenza della malattia e monitorare efficacemente e in tempo reale la sequenza di diagnosi, trattamento e cura.
 

 

Nel 2015, secondo gli ultimi dati disponibili al Parlamento, circa 30mila nuovi casi di infezione da Hiv sono stati segnalati nei 31 Paesi dello spazio economico europeo. Circa 120mila persone in Europa hanno sviluppato una forma di tubercolosi multi farmacoresistente mentre l'epatite virale è considerata una delle principali minacce alla salute pubblica globale

Allarme malattie sessualmente trasmesse!!!

Dieci casi di Hiv al giorno. In aumento anche anche sifilide, gonorrea, herpes genitale.

"C'è una sottovalutazione del rischio rispetto alle malattie sessualmente trasmesse nonostante i dati parlino di 3.500 nuovi casi di Hiv ogni anno, praticamente 10 nuove diagnosi al giorno", ha detto il ministro della Salute Beatrice Lorenzin. In preparazione, ha aggiunto, una campagna social fatta da blogger per i più giovani sui pericoli e sulla prevenzioni. 

Dieci nuovi casi di Hiv al giorno

Il ministro ha espresso preoccupazione per la sottovalutazione del comportamento a rischio rispetto, per esempio, agli anni '80-'90: "bisogna tenere alto l'allarme, educare i giovani informandoli con campagne istituzionali e spingendoli a tutelare se stessi", ha affermato.

Sottolineando che sono sempre meno i ragazzi che utilizzano il telefono verde Aids e Ist, e in particolare sono diminuite le donne, il presidente dell'Iss Walter Ricciardi ha richiamato l'attenzione sull'aumento non solo dell'Aids, ma anche di sifilide, gonorrea, condilomi, herpes genitale e altre malattie sessualmente trasmissibili. "Cresce la disinformazione - ha sottolineato - circa la metà delle persone che si rivolge al telefono verde dichiarando di aver avuto un comportamento a rischio, non esegue poi il test Hiv. E questo dimostra che non c'è una consapevolezza di ciò che può succedere.

Conta probabilmente anche l'idea che l'infezione si può tenere sotto controllo con i farmaci, ma non bisogna dimenticare che l'Aids si cronicizza, è curabile ma non guaribile. Sono 125 mila le persone colpite in Italia e che convivono con la malattia".

La disinformazione, secondo i dati dell'Iss, negli ultimi 30 anni è passata dall'11,4% del primo decennio, al 13,6% rilevato negli ultimi anni. In 12 telefonate su cento, fatte da persone di tutte le età, emerge che l'idea è che il rischio di contrarre l'Hiv sia legato a baci, zanzare e bagni pubblici. Il telefono verde, che in 30 anni ha svolto 800 mila interventi di counselling, ha risposto in maggioranza a uomini (75,4%), persone che dichiarano di aver avuto rapporti etero (56,8%) e da giovani tra i 25 e i 39 anni (57%). Costanti rimangono le richieste di consulenza in materia legale con riferimento a discriminazioni sul posto di lavoro, stigma, violazione della privacy. Un vademecum per far conoscere ai sieropositivi quali siano i loro diritti e come tutelarli è stato presentato oggi dall'Iss.

Miss Italia in campo contro lo stalking

Torna, per il quarto anno consecutivo in tutte le regioni italiane, lo sportello anti-stalking per sostenere chi subisce azioni moleste e pericolose, e che spesso sfociano in vere e proprie violenze.

Per ricevere assistenza, il numero verde da chiamare gratuitamente è 800 199641

STALKING: Codacons e Miss Italia al fianco delle donne vittime di atti persecutori

Miss Italia, Codacons e Associazione Utenti dei Servizi Radiotelevisivi al fianco delle donne vittime di atti persecutori.

 

Per ricevere assistenza, il numero verde da chiamare è 800 199641. Gratuitamente, l’utente potrà beneficiare della consulenza legale e del supporto psicologico necessari ad affrontare lo stato di terrore e ansia per le telefonate e i messaggi continui, gli appostamenti, i pedinamenti e le minacce dello stalker.

 

Promossa attraverso le selezioni di Miss Italia che si svolgono nelle piazze dello Stivale e dalla patron Patrizia Mirigliani, sempre attenta a tematiche quali la violenza sulle donne, lo stalking e il femminicidio, l’iniziativa prevede un’equipe di professionisti attiva in ben 43 sedi della Penisola.

 

“Purtroppo la maggior parte delle vittime tende a sottovalutare il pericolo di molti gesti, dalle minacce alle aggressioni verbali o fisiche. Tanti casi di stalking hanno avuto un epilogo drammatico – ricorda la Mirigliani – come dimostrano i fatti di cronaca. Per questo è fondamentale offrire un aiuto concreto alle donne in pericolo. Trovare il coraggio di chiedere supporto, sapendo di trovare, dall’altra parte del telefono, dei professionisti seri e competenti, può essere più facile”.

 

Formato da avvocati, psicologi, criminologi, medici legali, informatici e investigatori, il team anti-stalking riesce a fornire infatti una valutazione completa dei singoli casi.

Obiettivo dello sportello inoltre è offrire il sostegno psicologico, giuridico e medico necessario il più rapidamente possibile: “Agire tempestivamente si è rivelato di importanza cruciale nella risoluzione dei vari casi giunti all’attenzione dei nostri esperti – spiega l’avvocato Alessia Stabile dell’Associazione Utenti dei Servizi Radiotelevisivi, impegnata in prima persona con lo sportello – Da qui, la decisione di fornire un servizio di supporto alle vittime facilmente accessibile, capace di far capire quali siano i comportamenti inquadrabili come atti persecutori”, aggiunge il legale.

L’iniziativa ha già riscosso un notevole successo in termini di segnalazioni ricevute. Secondo i dati del Centro Studi Codacons-Comitas, che ha monitorato fin dall’inizio l’attività dello sportello anti-stalking, nel 2014 le richieste di aiuto sono state 374, passate a 412 nel 2015 e a 486 nel 2016.

“Purtroppo la quasi totalità delle vittime che si è rivolta a noi non ha sporto denuncia – ammette l’avvocato – passo che viene considerato addirittura controproducente, pericoloso cioè per l’incolumità personale. Attualmente – continua il legale – dal momento della denuncia trascorre quasi un mese prima di ottenere un provvedimento restrittivo. Un periodo in cui, secondo le statistiche sui casi di violenza, le vittime vengono colpite fisicamente e, nei casi peggiori, uccise. Per ovviare alle lungaggini di intervento, il Codacons – conclude l’avvocato – ha presentato una proposta di legge alla Camera dei Deputati con degli emendamenti in tema di atti persecutori, attualmente al vaglio della Commissione Giustizia”.

Manuale sulla "Violenza di genere e Autodifesa"

Pubblichiamo un interessante manuale sulla "Violenza di genere e autodifesa" redatto dal Gruppo di Autodifesa Donna Filo-Mena.


Dall'introduzione al volume: Il discorso sull’autodifesa è difficile da affrontare, quello dell’autodifesa femminile ancor di più. Sarebbe superficiale limitarlo alle considerazioni sulle tecniche più adatte alla difesa della donna. Uno dei problemi base su cui riflettere e dibattere è l’atteggiamento di ogni donna nei confronti della violenza e dell’aggressività. Fin da piccole le donne vengono educate a tagliare delle loro parti per piacere al padre, la madre, lo zio, la maestra etc., si abituano a mangiare la loro stessa rabbia non esprimendola, perché sfogandola uscirebbero dal ruolo a loro assegnato: disponibilità sempre e comunque. La rabbia sembra una prerogativa del sesso maschile. La donna da queste parti e di questi tempi deve essere bella, debole, magra ma formosa, paziente, indifesa e anche manager. Si deve pensare come una parte inseparabile della coppia uomo-donna ed è destinata a fare almeno un figlio. Non solo la donna ha dovuto, involontariamente, assimilare durante la sua infanzia una pratica non violenta, impostatale dalla cultura, ma alcune volte rifiuta il suo uso in maniera cosciente. Questa ambivalenza nei confronti della violenza non rimane inattiva e si manifesta nel momento in cui è costretta ad una risposta violenta, come nel caso di un tentativo di stupro, ed è incapace di darla. L’incapacità è solo in parte fisica. Ed è semplice a questo punto capire la differenza tra l’autodifesa praticata tra sole donne ed un semplice allenamento in palestra. Praticare l’autodifesa femminile accresce la propria capacità di reazione psicologica all’aggressività e alla violenza, sviluppa la capacità di prendere le decisioni in maniera attiva riconoscendo chiaramente le situazioni di pericolo (considerare il reale pericolo e le opzioni possibili: fuga, lotta, chiamare aiuto), ci insegna ad essere protagoniste di ciò che ci accade (di fronte alla violenza verso le donne non può esistere la passività), fa conoscere meglio il corpo e noi stesse. 

 

Chi sono le autrici del manuale

 

Il gruppo di Donna Filo-mena nasce il 1° novembre 2005 da un gruppo di donne che ha scelto di non delegare ad altri/e la propria difesa personale, ma di autogestirla in maniera orizzontale autodeterminandola. Fino ad adesso gli allenamenti si sono svolti nella palestra del Laurentinokkupato/L38squat. Nel gruppo c’erano alcune donne con più esperienza tecnica e per condividere queste conoscenze sono stati organizzati due stage, a distanza di 1 mese, in modo che ogni donna potesse partecipare attivamente alla preparazione degli allenamenti. Infatti la differenza sostanziale tra l’andare in palestra e un gruppo autogestito è l’organizzazione: in un corso in palestra la conoscenza viene dall’alto, segue una gerarchia ben precisa e un percorso prestabilito. In un gruppo autogestito le conoscenze vengono dal basso ed il percorso viene determinato da ogni componente del gruppo. Dato che la violenza sulle donne agisce su diversi piani, quello fisico e quello psicologico, gli allenamenti non sono stati strutturati solo da esercizi tecnici ma anche da esercizi su se stesse, sulla capacità di prendere decisioni, diretti a comprendere le situazioni di pericolo e alle possibili reazioni ad esse. Per permettere a tutte di esprimere le proprie esigenze tramite la preparazione dell’allenamento è fondamentale l’orizzontalità e l’assenza della figura dell’istruttrice. Per i temi che si affrontano e i modi in cui si affrontano abbiamo scelto di mantenere gli allenamenti solo per donne. 4 Violenza di genere e autodifesa Il gruppo si allena al LaurentinOkkupato/L38squat una volta a settimana ed è aperto a tutte. Il nome non è stato scelto a caso, Filomena è una gatta rossa che vive al Laurentino, a volte è mansueta e a volte no. Accetta le carezze, ma solo fino a quando vuole lei. Tira fuori gli artigli e graffia cani, gatti ed umani.

 

 

 

 

 

E’ possibile richiedere maggiori informazioni scrivendo un’email all’indirizzo progettotrafficlight@gmail.com

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Risultati del contest "Obiettivo Donna - Raccontarsi donna con un clic"

Domenica 22 Novembre a Zibido San Giacomo è andato in scena l'evento di chiusura del progetto Ragazze di Periferia. Una giornata di teatro, musica e fotografia, per riflettere e confrontarsi in occasione della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne. Durante il pomeriggio, infatti, è stato rappresentato lo spettacolo teatrale “Ferite a morte” della compagnia Cheproblemacè, liberamente tratto dal libro omonimo di Serena Dandini ed è stato soprattutto presenta ed inaugurazione, contemporaneamente alla premiazione delle vincitrici del contest, la mostra che raccoglie gli scatti del concorso fotografico “Obiettivo Donna – Raccontarsi donna attraverso un clic“.

 

Per ammirare le foto finaliste del contest, vi segnaliamo la gallery: link

 

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Obiettivo Donna - Raccontarsi donna con un click

Un concorso fotografico per raccontare, attraverso il tuo obiettivo, cosa vuol dire essere Donna. 


Obiettivo Donna è un contest Fotografico promosso nell’ambito del progetto “Ragazze di periferia”, finanziato dal “Bando Volontariato 2014-15” di Regione Lombardia e volto a contrastare l’esclusione sociale di donne e minori vittime di tratta e di sfruttamento sessuale sul territorio della Strada Provinciale 40-Binasca. Ci fa piacere segnalare il sostegno di Lush - Fresh Handmade Cosmetics 



1, 2, 3… CLICK si parte!

Ecco come fare per raccontarci, attraverso il tuo obiettivo, cosa vuol dire essere donna. Prendi in mano il tuo smartphone o tablet, inquadra, clicka e mandaci il tuo scatto!


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Il tema del nostro concorso

 

“Siamo donne”: un concorso e una mostra fotografica per descrivere il proprio modo di sentirsi Donna. Utilizzando l'obiettivo del proprio smartphone (o tablet), chiediamo alle partecipanti di rappresentare la bellezza che “abita” ogni donna, valorizzando anche luoghi, oggetti e particolari di loro stesse spesso considerati marginali e di poca importanza. Invitiamo le partecipanti a descriversi attraverso un click, fotografando ciò che esse ritengono la dimostrazione visiva del loro sentirsi Donna in un mondo che troppo spesso appiattisce il concetto di femminilità al solo aspetto esteriore.

Invitiamo le partecipanti ad accompagnare le fotografie con una frase, una poesia, un racconto che aiuti a sottolineare il profondo significato che la fotografa vuole imprimere alla propria immagine.

 

I premi


Le due fotografie selezionate dalla giuria come vincitrici saranno premiate una con uno Smartphone Nokia Lumia 830 (connettività 4G e WiFi, sistema operativo Windows Phone, touchscreen da 5", fotocamera da 10 Megapixel) e l'altra con una Fotocamera istantanea Instant Digital Camera Z2300 di Polaroid (sensore da 10 megapixel; registrazione su scheda di memoria; stampa istantanea su  carta ZINK photo formato 2x3 pollici; schermo LCD da 3 pollici). L'attribuzione dei due premi, di pari valori, alle due vincitrici, avverrà a discrezione della giuria. Grazie al sostegno di Lush – Fresh Handmade Cosmetics abbiamo istituito un premio speciale! La foto che, a giudizio della giuria, sarà in grado di tradurre in immagine il motto Think Pink – Pensa positivo sarà premiata con il cofanetto regalo Think Pink, del valore di circa 80 euro e contenente una selezione dei migliori prodotti Lush da bagno e per la cura del corpo.

 

Chi può partecipare

 

TUTTE ma proprio TUTTE le ragazze maggiorenni, da ovunque vengano, ovunque abitino, qualsiasi strada abbiano intrapreso/stiano percorrendo.

Obiettivo Donna è un concorso fotografico aperto a tutte le donne che sanno guardare e guardarsi e che hanno voglia di raccontarsi, professioniste della fotografia e non.

                                                                     

Regole per lo scatto


Per facilitare la partecipazione anche da parte di non professioniste, le fotografie potranno essere realizzate solo con cellulare, smartphone o tablet. Per una maggiore qualità della fotografia, chiediamo di selezionare la più alta risoluzione possibile sull’apparecchio.

Non è consentito ritrarre volti e persone in modo chiaro e riconoscibile, pena l’eliminazione della fotografia dal concorso. 

Non è possibile utilizzare immagini prese da internet o fotografie scattate da altri.

E’ consentito utilizzare tutti i filtri messi a disposizione dalle applicazioni degli smartphone.

Non sono invece ammessi fotomontaggi o fotografie ritoccate in modo significativo e neppure la sovrapposizione di scritte e didascalie.

 

Come partecipare


Ogni concorrente può partecipare con una sola fotografia. Lo scatto andrà inviato all’indirizzo email progettotrafficlight@gmail.com  indicando Nome/Cognome/Data di nascita/Città/Titolo della foto. Come detto, per spiegare meglio il messaggio o l'emozione che l'autrice vuole comunicare con il suo scatto, si chiede di  accompagnare la fotografia con una frase, una poesia, un racconto.

 

La partecipante potrà inviare la fotografia tra il 1° ottobre e la mezzanotte del 25 ottobre 2015. Lo staff del progetto “Ragazze di periferia” chiederà, contestualmente all'atto della ricezione dello scatto, di dare conferma di presa visione del regolamento del contest. 

 

La Giuria del concorso


Una giuria di esperti valuterà le foto pervenute per selezionare le due migliori che saranno premiate. Il giudizio della giuria prenderà in considerazione la capacità espressiva ed evocativa dell’opera fotografica proposta.

La giuria sarà composta da donne e uomini che  dispongono a vario titolo, ad insindacabile giudizio degli organizzatori, delle capacità artistiche, professionali ed umane necessarie a valutare la corrispondenza degli scatti pervenuti con le indicazioni e le finalità del concorso.

Tutte le fotografie saranno pubblicate sul sito www.progettotrafficlight.it e sulla pagina facebook di Progetto Traffic Light.

 

Utilizzo delle foto in concorso

 

Tutti gli scatti pervenuti saranno pubblicati sul sito www.progettotrafficlight.it e sulla pagina facebook di Progetto Traffic Ligh. Parimento tutte le fotografie verranno presentate all'interno dell'evento di premiazione del contest, in programma per Domenica 22 Novembre 2015 presso il Circolo Culturale Mi-Rò di Badile di Zibido San Giacomo (Via Adige 5) e successivamente esposte all'interno di eventi organizzati sul territorio così come per future attività di Progetto Traffic Ligh a favore della propria utenza. 

 

La partecipazione è completamente gratuita.

 

E’ possibile richiedere maggiori informazioni scrivendo un’email all’indirizzo progettotrafficlight@gmail.com

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