Le donne egiziane si ribellano alle mutilazioni genitali

Per contrastare la violenza di genere in Egitto, aiutare le vittime e supportare il sistema sanitario nazionale per la cura e la prevenzione del fenomeno, COSPE Onlus ha attivato il progetto “My Life Back”, per dire no alla terribile cultura di violenza che colpisce senza sosta la popolazione femminile.

In Egitto il 99,3% della popolazione femminile ha subito almeno una forma di molestia sessuale.

«Non avevo compiuto neanche 18 anni, e sulle spalle avevo già tre matrimoni. Non certo per amore, ma per denaro. In un villaggio povero come il mio, le ragazze sono spesso un oggetto da vendere per le famiglie. Ogni matrimonio porta una dote a casa, che varia a seconda delle disponibilità economiche del marito di turno e della durata del matrimonio. Ogni volta sapevo benissimo per quanto tempo sarei rimasta sposata, o meglio per quanto tempo avrei subito gli abusi dell’uomo di turno. Voglio che questo non succeda più, voglio che questa brutalità sia riconosciuta come violenza sulle donne e traffico di esseri umani, e che la legge sia applicata. Voglio che persone come i miei genitori capiscano quali sono le conseguenze di un matrimonio precoce, sia fisiche che psicologiche». Samia ha 20 anni e vive al Cairo. E’ una delle tante donne che in Egitto si sono ribellate alla terribile cultura di violenza che colpisce senza sosta la popolazione femminile.
 
 
LA DIFFICOLTA’ DI ESSERE DONNA IN EGITTO
 
Come lei, anche Sara, 35 anni, che all’età di 13 anni come tante altre bambine in Egitto ha subito la mutilazione genitale femminile. Le conseguenze per lei non sono state solo fisiche, ma soprattutto psicologiche, morali, relazionali, fino alla distruzione della sua vita matrimoniale. Ci sono volute diverse sedute psicologiche prima che, liberata da un peso durato tutta la sua vita, Sara riuscisse a riconquistare suo marito e a condurre con lui una vita normale. Perché l’Egitto è uno dei Paesi più difficili in cui una donna possa vivere. Secondo un report dell’Organizzazione delle Nazioni Unite del 2013, il 99,3% della popolazione femminile ha subito almeno una forma di molestia sessuale e più dell’80% non si sente al sicuro quando esce di casa. Non solo. I tassi di traffico di donne e di matrimoni forzati e precoci sono tra i più alti a livello internazionale e dei 125 milioni di donne e ragazze che nel mondo hanno subito mutilazioni genitali femminili, una su quattro vive in Egitto. Per sfuggire a tutto questo, bisogna ribellarsi, rovesciare un modo di pensare arcaico e violento, trovare la forza di chiedere aiuto.
 
IL PROGETTO DI COSPE
 

 

Per contrastare la violenza di genere in Egitto, aiutare le vittime e supportare il sistema sanitario nazionale per la cura e la prevenzione del fenomeno, COSPE Onlus ha attivato il progetto “My Life Back”, parte della più ampia campagna di tutela dei diritti femminili Vite Preziose. L’iniziativa si concentra nella grande area di Boulaq Al Dakrour nel Governatorato di Giza, periferia del Cairo, una zona degradata dove le donne sono continuamente discriminate e sottoposte a violenza, colpite sin dalla giovinezza, con gravi conseguenze a livello fisico e psicologico. E’ qui che COSPE, in collaborazione con due associazioni locali (CEWLA – Centre for Egyptian Women’s Legal Assistance e AEFL – Association of the Egyptian Female Lawyers), ha avviato il Centro Donne, una struttura che ogni anno offre prima assistenza, ricovero presso strutture sanitarie, formazione e assistenza legale a oltre 500 bambine, ragazze e donne vittime di violenza. Come Samia, Sara e tante altre che provano a ricostruire un futuro, le relazioni, la loro vita. Fino al 19 giugno è possibile sostenere l’iniziativa tramite il numero solidale 45542. Oltre a sostenere il Centro Donne e le sue attività, i fondi raccolti serviranno per dotare l’Ospedale pubblico di Boulaq Al Dakrour di strumenti adeguati per la cura e il recupero dei danni subiti da queste ragazze.